mercoledì 14 marzo 2012

Ricordando Ottorino Respighi e sua moglie Elsa

Ottorino ed Elsa Respighi nel 1932,
a bordo di una nave per il Nord America

Fu donna Elsa Respighi la vera ispiratrice, la “musa romana”, del grande musicista Ottorino Respighi, suo maestro e marito. Elsa Olivieri Sangiacomo, figliuola di un famoso romanziere militare Il Colonnello, suggerì tutti i motivetti e le canzoncine romane e romanesche (da Oh, quante belle figlie Madama Dorè ‒ inclusa nei Pini in maniera oltremodo suggestiva, fino all'esplosione finale delle Feste romane con il solenne inno Lassatece passà semo romani!) al Maestro che già dal 1919 l'aveva scelta quale moglie. Lui, bolognese, confessava candidamente di non aver trovato la misura della Città Eterna. Divenne lei, “romana de Roma”, la sua ispiratrice, la sua musa romana e divenne e.r.o.s. (Elsa Respighi Olivieri Sangiacomo). Chi scrive ebbe la ventura di comporre a quattro mani con lei Ardendo Vivo, un libro di memorie e di ricordi d'arte, e poi ‒ sempre per i tipi di Mario Bulzoni editore di Roma ‒ “Il teatro di Respighi: opere, balli e balletti”, libro polemicamente scritto per sottolineare che l'autore dei tre famosi poemi sinfonici romani Fontane di Roma, Pini di Roma e Feste romane ‒ celeberrimi ed eseguiti in ogni parte del mondo ‒ era stato anche il compositore di diverse opere teatrali per musica, tutte felicemente rappresentate al Teatro Reale dell'Opera di Roma, così come alla Scala e all'Opera, al Colón di Buenos Aires e al Metropolitan Opera House di New York. Basterà qui ricordare i titoli più volte eseguiti e ripresi: Belfagòr da un dramma di Ercole Luigi Morselli, La Fiamma, Maria Egiziaca, La Campana Sommersa, forse il suo capolavoro assoluto, ispirato da un dramma di Gerardo Hauptmann, e Lucrezia, quest'ultima rimasta incompiuta da Elsa Respighi, in maniera tanto perfetta ed aderente ai moduli respighiani, da non far capire (a Maestri quali Victor De Sabata, Toscanini, Guarnirei, Serafin e Marinuzzi) dove terminava la composizione del Maestro e dove iniziavano gli interventi miracolosi di donna Elsa. Altrettanto miracolosi gli altri innumerevoli interventi di questa musicista autenticata romana in difesa dell'opera del Maestro. Due almeno, è doveroso ricordare qui, nel settantesimo anniversario della morte dell'autore de La Campana Sommersa. Nel 1936, subito dopo la morte del Maestro, Elsa ricevette una lunga telefonata del governo, che le chiedeva ufficialmente se ella avesse preferito una vistosa pensione oppure, come era stato fatto con la vedova di Guglielmo Marconi, una forte cifra depositata in banca. E quale la risposta della signora Respighi? «No Eccellenza, non desidero denaro. Voglio però che secondo una legge apposita venga ogni tanto eseguita un'opera di Ottorino Respighi nei nostri teatri e negli enti musicali sinfonici e da camera». Altrettanto deciso fu poi, dopo la guerra, il suo intervento a difesa del nome del Maestro. Era uscito un disco di musiche respighiane che attribuiva il suo successo a simpatie politiche... Elsa telefonò a Casa Ricordi, poi immediatamente al suo illustre e potente amico, Conte Vittorio Cini, che si fece per l'occasione arbitro e patrocinante, rispondendo personalmente fino a dare trecento milioni (eravamo nel 1949!) per una possibile causa, ove non avessero bruciato tutte le copertine del disco entro tre giorni. E così fu fatto. Le copertine furono riscritte da un illustre critico musicale scelto da Elsa personalmente. Ella poi volle rimanere Elsa Respighi fino in fondo, rinunciando cioè a vantaggiosissime offerte di lavoro, e continuando a vegliare sull'opera Respighi. Ma c'è di più, nella sublime rinuncia da questa donna. Ella aveva rinunciato anche a far eseguire le proprie musiche: sì, perché Elsa Respighi era anche una valentissima ed originale compositrice, sempre in favore dell'opera del Maestro, nella quale si annullò. Il ricordo del grande compositore bolognese, è indissolubilmente legato al nome di questa Vestale romana, così come la sua musica sarà sempre ricordata come “musica romana” attraverso la trilogia sinfonica di Fontane, Pini e Feste romane. Si potrebbe perciò parlare di un musicista romano, seppure con alle spalle la scuola di Giuseppe Martucci ed il genialissimo perfezionamento con Rimskij Korsakov. Tutte queste ed altre storie segrete, oltre che nei nostri libri, furono mirabilmente raccontate da Elsa, divenuta scrittrice e grande saggista, nel suo fondamentale Cinquant'anni di vita della musica, edito da Ricordi. Il nome di Respighi andò sempre più avanti anche per merito di queste opere letterarie. Elsa vi aveva dedicato tutta la sua vita. Scomparve nel 1996, ed era nata nel 1894: un secolo di vita, d'arte e d'amore. Ed è merito suo che noi romani possiamo oggi ricordare Ottorino Respighi ‒ a settant'anni dalla sua scomparsa ‒ come un grande musicista romano.         

Leonardo Bragaglia